di blackouts ne abbiamo?


Quanto tempo è passato dall'ultimo post scritto qui il 22 marzo 2013!
In questi anni ne ho avute di cose da scrivere, ma per pigrizia e svogliatezza, sono rimaste tutte nella lista delle cose da fare.
Riprendo la "tastiera" in mano perchè, come sempre, quando mi succede qualcosa di forte, il mio modo per elabolarla è mettere i fatti e le emozioni che ne derivano per iscritto.
Ricomincio proprio da lui, il mio cuore matto che ha scelto un modo tutto nuovo per farsi risentire.
Convivo da sette anni con la mia fibrillazione atriale. Devo dire che negli ultimi anni gli attacchi sono stati molto brevi, mezz'ora al massimo e così come arrivavano così se ne andavano, all'improvviso senza buongiorno o buonasera. A scatenarli quasi sempre, momenti di particolare stress psico-fisico. Siccome lo so, ho imparato anche a tenerne conto cercando di limitare il più possibile quei momenti, proteggendomi da persone o situazioni che possono contribuire a crearli.
In quattro anni e mezzo, naturalmente, di cose ne sono successe: belle e meno belle. Ma il bilancio è sicuramente positivo.
In particolare, se guardo a questo 2017, è stato finora un anno ricco di sorprese positive per me. Nuove sfide lavorative e relative gratificazioni a livello personale e professionale; incontri con gente nuova e stimolante; possibilità;  viaggi, concerti, emozioni, soddisfazioni.
Niente di cui lamentarmi a parte il fatto che il mio stomaco, dopo 7 anni dal gastric bypass, sì è allargato e posso mangiare sicuramente di più di prima, il che significa che devo stare di nuovo attenta alla linea, se non voglio rientrare nella gabbia di grasso da cui sono evasa nel 2011. Ma questo è argomento di un altro post.
Dunque, a parte questa piccola nota dolente, tutto bene, davvero. Fino a due giorni fa, l'11 novembre, quando, dopo un attacco di fibrillazione di circa un paio d'ore, sono svenuta due volte, con relativi schianti a terra e conseguenti contusioni e lividi ovunque. E non so come.
Ecco, il mio cuore ha deciso di usare i fuochi d'artificio stavolta per ridarmi la sveglia. Per sdrammatizzare ne scrivo in maniera leggera e divertente, ma così non è. Il fatto di aver perso conoscenza per due volte e non sapere quello che è successo mi ha gettata nell'angoscia. Così, all'improvviso mi devo confrontare con l'imprevisto e l'incontrollabile, due brutte bestie, soprattutto per me.
Ritorno ai fatti di quel giorno perchè ho bisogno di lasciarne traccia scritta.
Nella settimana dal 6 al 12 novembre mia sorella è venuta in Olanda perchè l'8 novembre dovevamo andare insieme al concerto di Jamiroquai ad Amsterdam. Un viaggio programmato già dall'inizio di quest'anno. Con l'occasione si è presa una mini vacanza per stare qui con noi.
Le settimane precedenti sono state per me molto intense per via del mio lavoro ed emotivamente per le condizioni di salute di mio padre anche lui con seri problemi cardiaci.
Dopo una serie di controlli di routine gli hanno riscontrato, in aggiunta alla sua pre-esistente cardiopatia ischemica, un'aritmia importante al ventricolo sinistro, che non potendosi tenere sotto controllo con i farmaci, doveva essere trattata chirurgicamente con un'ablazione.
L'intervento, manco a dirlo, viene programmato il 7 novembre. Mia sorella sotto stress per via del dilemma, partire o non partire il 6? Io qui che non potevo fare più di tanto. Alla fine, soprattutto sotto insistenza proprio di mio padre, considerato che l'intervento non era estremo, mia sorella è partita anche perchè lì c'erano comunque mia madre, mio fratello e mio cognato.
L'ablazione di papà va benissimo e cosa più importante lui sta bene sia fisicamente che psicologicamente. Tiriamo tutti un sospiro di sollievo. Per poco però.
Mia madre l'8 mattina inciampa e cade malamente per strada facendosi male al braccio e alle costole. Lo veniamo a sapere indirettamente quando quella mattina io e mia sorella la chiamiamo per dirle che avevamo sentito papà e tutto era andato bene e lei risponde in lacrime. Piangeva a dirotto per via dei dolori. Cerco di calmarla dicendole di andare dal dottore per farsi controllare. Non vuole sentire ragione e si rifiuta.
L'umore mio e di Maria è sotto terra. Anche perchè, cosa vuoi fare a più di 2000 km di distanza? Con queste premesse, la sera ci avviamo al concerto con l'allegria di quando si va a un funerale. Niente, alla fine ci hanno pensato i Jamiroquai a farci dimenticare tutto e tutti per due ore. E per fortuna!
Mio padre viene dimesso il 9 mattina e mia madre continua a non volere andare dal dottore, dicendo che il dolore è diminuito. Con mia madre non si ragiona, purtroppo.
Il 10 sera verso le 21 io e mia sorella eravamo a guardare la tv. Io comincio a sentire il cuore battere all'impazzata. Ci risiamo, un attacco. Resto calma, come ho imparato. Mi stendo sul divano. Come spesso mi accade durante questi attacchi, o per via della stanchezza o per non pensarci, mi addormento. Mi sveglio per tre volte nell'arco di un'ora perchè devo andare a fare pipì. Mi sembra strano, in così poco tempo tanta pipì. Ma mi riaddormento. Quando mi risveglio, verso le 23.30  ho la sensazione che l'attacco sia finito, mia sorella mi saluta e va a dormire sopra nella sua stanza. Mio marito è anche lui sopra. Quindi rimango sola giù, stesa sul divano a guardare la tv. Mi riaddormento. Mi sveglio, il cuore è calmo. Guardo l'orologio, sono le 24.30. Ho sete, mi alzo e vado in cucina, mi gira leggermente la testa e mi sento accalorata, penso che sia un calo di zuccheri e prendo un cucchiaino di nutella, mi dirigo verso il frigo per prendere l'acqua.
FINE DELLE TRASMISSIONI. Mi sveglio prona a terra da un'altra parte, a un paio di metri dal frigo, con la sensazione di freddo sulla guancia destra. Non capisco perchè sono a terra. Sono confusa. Sollevo la testa ma è pesantissima, come tutto il resto del corpo. Mi alzo a fatica. FINE DELLE TRASMISSIONI 2. Mi risveglio di nuovo a terra prona, a 5 metri di distanza, stavolta con la guancia sinistra ghiacciata sul pavimento. Devo alzarmi, devo alzarmi perchè devo andare immediatamente in bagno (a fare la cacca), questo l'unico pensiero fisso e impellente. Lentamente e con difficoltà riesco ad alzarmi e tutta sudata e traballante, appoggiandomi alla parete arrivo in bagno. Sono senza fiato, raccolgo le mie forze e chiamo con un filo di voce mio marito: "Ronald aiuto...aiuto".
Seduta sul water sono confusa, spossata, accalorata, sudata e non so cosa è successo. Mio marito spaventato vuole chiamare il pronto soccorso. Io, lo prego di non farlo perchè mi comincio a sentire meglio e voglio stendermi a letto. Chiaramente non ero in me. Mi porta su a letto è l'1.10 perchè vedo la sveglia sul mio comodino. Poco dopo mi addormento senza avere alcuna consapevolezza del perchè ero a terra e di tutto quello che è successo. Verso le 5.30 del mattino mi sveglio. Ora sono consapevole di quello che è successo ma non del perchè. Ho dolori ovunque e li imputo alle cadute. Nella mia testa riavvolgo tutti gli accadimenti della nottata precedente. Visto che mi sono ritrovata a terra per ben due volte, avrò perso conoscenza e sarò caduta, questa la mia conclusione. Ma quello che mi preoccupa è il dolore al petto quando respiro. Cerco di stare tranquilla. Resto in dormiveglia fino alle 8.30. Dico a mio marito del dolore e che credo sia meglio chiamare la guardia medica (era sabato, come nella migliore delle mie tradizioni mediche). Mi alzo e scendo giù. Mia sorella è gia sveglia, mi guarda e dice "mamma mia che faccia"! Le racconto tutto. Lei mi dice di aver trovato  tante cose a terra in cucina, pensava fossero stati i gatti. I gatti non erano in casa a quell'ora. Evidentemente sono stata io, che fra uno svenimento e l'altro, essendo instabile mi sono appoggiata agli stipi e poi cadendo repentinamente mi sono tirata appresso tutto quello che c'era sopra.
Di lì a poco scende anche Ronald, mia figlia, invece, ignara di tutto, dorme ancora. Lui chiama la guardia medica, racconta brevemente i fatti e la signora chiede se io sono in condizioni di parlare e me la passa. Le racconto il tutto, mi fa tante domande, mi dice di aspettare un attimo in linea che si consulta col dottore per decidere il da farsi. Io pensavo che mi avrebbe detto di andare da loro, come l'altra volta e poi da lì in H. Dopo mezzo minuto ritorna in linea e mi dice che il dottore, sentito tutto quello che è successo, preferisce mandare un'ambulanza per essere pù veloci. Lì scoppio in lacrime. E' troppo, in quel momento. Ho paura. La signora al telefono cerca di tranquillizzarmi in tutti i modi dicendomi che è meglio così perchè l'ambulanza arriva da me prima che io arrivi in H e mi possono subito essere d'aiuto. Certo che è ragionevole quello che mi dice, lo capisco, ma è più forte di me, la paura che qualcosa di grave sia in atto prende il sopravvento. Mi chiede di ripassarle Ronald.
Io continuo a piangere e mia sorella, ancora più preoccupata, non capisce il perchè. Il tempo di dirle che mandano l'ambulanza e sentiamo le sirene. L'ambulanza è davanti casa. Mi fa davvero impressione. Seduta sul divano, tremo, ho paura. Entrano due persone, una donna e un uomo. Molto gentili e tranquilli ma spediti, salutano. La signora con l'elettrocardiografo in mano si dirige verso la mia sinistra, mentre l'uomo (il dottore) si siede alla mia destra e comincia a farmi delle domande. Poi mi osculta il cuore. entrambi indaffarati, mi tranquillizzano. Nel frattempo la signora mi ha attaccato alla macchina e parte l'elettrocardiogramma. Il cuore è stabile. Il dottore mi "rimprovera" perchè dopo gli svenimenti avrei dovuto subito chiamare i soccorsi. Mi dice che nei momenti immediatamente successivi all'accaduto avrebbero potuto ottenere informazioni più concludenti dalla macchina e di maggiore aiuto per una diagnosi accurata. Lezione 1 per me.
Anche se l'elettrocardiogramma è buono lui non si fida di quel dolore forte al petto quando inspiro. Decidono di portarmi in H per altri accertamenti. Isabella nel frattempo si è svegliata, ha sentito le sirene e dalla finestra ha visto l'ambulanza. Non capisce ma si spaventa. Mia sorella le corre incontro e la fa rimanere su, dicendole che io non sto bene ma che non è niente di grave. Ma Isabella ha visto l'ambulanza e quindi per lei non è una cosa da poco. L'unica cosa che l'ha tranquillizzata, come mi ha detto lei stessa più tardi, è il fatto di avermi vista camminare verso l'ambulanza e non in barella.
Noi partiamo verso l'H, mio marito, Isabella e mia sorella, mi raggiungeranno dopo.
Arriviamo in H verso le 10.30 mi attaccano subito all'elettrocardiografo e mi prelevano il sangue. Arriva il dottore e gli spiego l'accaduto. Lui mi informa che temono ci sia un'embolia polmonare e per quello hanno prelevato il sangue. Nel frattempo arrivano i miei. E le lacrime non si fermano. Abbraccio forte la mia bambina che mi guarda spaventatissima e terrorizzata. Le spiego tutto cercando di restare calma il più possibile e si tranquillizza.
Il dottore ritorna e mi informa che mi fanno i raggi al torace. Più tardi, siccome i risultati degli esami sanguigni hanno dei valori alterati e in combinazione con i raggi non sono concludenti a livello diagnostico, decide di farmi sottoporre ad una TAC con mezzo di contrasto per eliminare ogni dubbio.
Per fortuna i polmoni sono liberi, nessun trombo. I raggi avevano anche escluso fratture. Quindi il dolore al torace è dovuto alla forte contusione per via delle cadute che sono rese ancora più evidenti da i grandi lividi che compaiono dappertutto. Il dottore mi dimette dicendomi che si è trattato di svenimenti da non collegare a nessun'altra patologia in atto e che non c'era bisogno di aggiungere nuovi farmaci e di continuare a prendere la cardioaspirina come sempre. Mi ha consigliato anche, nell'eventualità di nuovi episodi, di sedermi direttamente a terra quando ho la sensazione di giramento di testa, proprio per evitare danni maggiori con la caduta. Lezione 2 per me. A anche aggiunto di contattare il mio cardiologo per eventuali accertamenti. Alle 18 rientriamo a casa.
Mi sembra tutto surreale, come se tutto quello che è accaduto non riguardasse me.
L'elaborazione e l'assimilazione di tutto, mi arriva a poco a poco.
Ieri mia sorella Maria, molto dispiaciuta per lasciarmi sola in questo momento, è ripartita anche lei frastornata da questa terribile, incredibile e indimenticabile settimana .
Io ho preso appuntamento per domani con il mio medico curante per farmi dare le autorizzazioni a vedere gli specialisti: cardiologo e neurologo.
Con il neurologo perchè da un pò di tempo e più frequenza, ho problemi di equilibrio, forti mal di testa e giramenti di testa.
Mi sento molto stanca e sono ancora incredula su tutto. Cerco di ricostruire tutti i fatti nell'arco di tempo a me noto: 24.30---01.10. In quei quaranta minuti io non ero presente per ben due volte e non so per quanto. Questo mi angoscia.
Come dicevo prima per me è doppiamente difficile perchè per le cose che mi riguardano voglio sempre essere sul pezzo e devo avere la consapevolezza e il controllo di tutto quello che mi accade.
Quello che mi è successo esce da questa area protetta per entrare in quella oscura e opposta dell'imprevedibile e dell'inaspettato.
Sempre per come sono fatta io, ora devo analizzare il tutto e cercare di capire il più possibile per mettere i pezzi di questo puzzle a posto anche con quei due tasselli mancanti.
La visita con il cardiologo è fissata per l'1/12 e con il neurologo il 15/12.
Spero che almeno loro possano fare luce nella stanza buia in cui sono caduta.





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